Torèt, le fontanelle pubbliche di Torino

Torèt, le fontanelle pubbliche di Torino Torèt, le fontanelle pubbliche di Torino

Torèt ([tʊ’rɛt]) è un sostantivo della lingua piemontese che significa letteralmente “toretto”, cioè “piccolo toro”. In senso traslato, il termine viene comunemente adoperato per designare la tipica fontanella pubblica della città di Torino, di cui è una celebre caratteristica dell’arredo urbano.

La fontana è in fusione di ghisa, con sviluppo verticale parallelepipedo chiuso da una volta emicilindrica; è dipinta d’un particolare colore verde bottiglia il quale è anch’esso, a sua volta, iconico. La cannella d’erogazione posta sul fronte è costituita da una piccola testa di toro dalla cui bocca sgorga l’acqua. La testa di toro richiama l’animale icona della città di Torino: il toro rampante, presente anche sui simboli cittadini ufficiali. Completa l’installazione, a terra, una griglia emicircolare di scolo spesso munita di una conca centrale per l’abbevero degli animali da compagnia.

Secondo gli atti conservati presso l’Archivio Storico di Torino, il primo progetto per l’installazione di fontanelle in città risale al 23 aprile 1861; nel documento vengono individuati 81 punti d’erogazione d’acqua per usi vari (potabile, irriguo, antincendio, ecc.) e viene specificato che alcuni di essi faranno della decorazione il loro principale oggetto. In data 27 marzo 1862 la Giunta comunale delibera l’installazione di 21 fontanelle d’acqua potabile; sono allegati all’atto i prospetti dei nuovi erogatori, che nei disegni presentano già compiutamente la forma “a torèt” ancora oggi in uso. Il 7 luglio 1862 la Giunta comunale stabilisce che è opportuno aumentare a 45 il numero di fontanelle da installarsi. Infine, a seguito della firma delle Condizioni per la provvista di fontanelle in ghisa da collocarsi sul suolo pubblico tra il Sindaco di Torino, gli Assessori, ed il fonditore Martino Polla (che si impegna a fornire quattro fontanelle alla settimana), ha inizio la messa in opera vera e propria dei torèt: il documento è datato 17 luglio 1862.

Nel 1868 alcune di queste fontanelle erano certamente già operative: in un articolo apparso nel settembre 1868 sulle pagine della Rivista contemporanea e intitolato La condotta dell’acqua potabile ed il municipio di Torino; Cenni storico-statistici, a pagina 349 l’autore scrive «delle piccole fontane che le numerose teste di toro perennemente stanno versando ai varj punti della città», riferendosi evidentemente ai torèt.

Negli anni trenta del XX secolo i torèt erano ormai numerosi nelle strade e piazze di Torino, in particolar modo presso le aree mercatali, lungo i grandi viali alberati e nei giardini pubblici. Alle opere in ghisa, ora prodotte dalla Fonderia Pinerolese di Frossasco, si preferivano occasionalmente dei grandi modelli in pietra, collocati prevalentemente presso le aree auliche dei giardini monumentali ed in collina.

Complessivamente, oggi vi sono circa 800 torèt sparsi per le vie del capoluogo subalpino. In origine l’acqua che alimentava le fontane proveniva dall’acquedotto del Pian della Mussa e dalla conca della Dora Riparia presso Collegno. Oggi esse sono alimentate dalla rete ordinaria dell’acquedotto civico, che miscela l’acqua di sorgente a quella attinta dalle falde sotterranee e a una frazione sanitarizzata dell’acqua del fiume Po.

La tradizione storica secondo cui i primi torèt installati in città sarebbero stati allacciati all’acquedotto del Pian della Mussa è quasi certamente all’origine della leggenda metropolitana la quale vorrebbe che la fontana di Piazza Rivoli, in Torino, erogasse tuttora acqua della medesima sorgente. Nonostante i responsabili dell’acquedotto torinese abbiano più volte smentito il fatto, affermando anzi che la fontana è connessa all’acquedotto ordinario e che dunque eroga comune acqua di rubinetto, fino al principio del XXI secolo, epoca in cui l’erogazione d’acqua fu sospesa per lungo tempo a causa dei lavori di costruzione della linea 1 di metropolitana, attorno alla fontana si affollavano sovente numerose persone – in prevalenza anziane – munite di taniche e bottiglioni per far scorta d’acqua. Il fatto è stato ripreso anche in saggi monografici sulla città, talvolta con risvolti comici.

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